RICHARD MEIER, Torre Cuarzo, Città del Messico (Messico), 2017


Architetto: Richard Meier and Partners
Luogo: Avenida Paseo de la Reforma, Città del Messico, Messico
Anno: 2017

L’edificio si trova a Città del Messico, lungo una importante arteria commerciale cella città, in un contesto urbano fortemente caratterizzato da grandi edifici con scopo commerciale e direzionale. Si compone di una coppia di torri incastonate in un basamento comune che ospitano una serie di funzioni che trovano spazio nei vari piani dell’edificio, tra cui uffici, spazi commerciali, ristoranti, palestre e parcheggio. Una delle due torri invece ospita un albergo che integra la funzione di alloggio nel complesso.


Il principio generativo di tutti gli spazi della torre principale è un grande vuoto centrale, una corte urbana che ha la funzione di catturare la luce solare e di rifletterla ai diversi piani in modo da fornirli di luce naturale diffusa, ribaltando la pratica comune del nucleo centrale solido che ospita i collegamenti verticali di altri progetti morfologicamente simili. Questa soluzione permette una anche una circolazione naturale dell’aria, e offre l’occasione di creare degli spazi panoramici che si affacciano sulla città.



Il progetto si pone l’obiettivo di riportare la complessità delle relazioni funzionali urbane all’interno di un contenitore, per questo gli spazi non sono suddivisi secondo zone specifiche ma vengono messi in relazione dal grande volume centrale, che permette il collegamento visivo non solo sul piano stesso, ma anche con quelli sovra e sottostanti.


L’accesso è previsto secondo due modalità. L’accesso carrabile sul lato di Paseo de la Reforma, una grande arteria di comunicazione della città, dalla quale si accede direttamente ai piani adibiti a parcheggio che occupano tutto il basamento dell’edificio e consentono di raggiungere i piani superiori senza dover occupare spazio pubblico per lasciare l’auto. L’accesso pedonale, sul lato posteriore dell’edificio, dal quale si accede alla torre che ospita l’albergo.




Fabio Ventimiglia #LABAA2019