Architetti: Vincenzo Gaglio, Luca Mangoni
Luogo: Milano, Italia
Area: 14.900 mq
Anno di costruzione: 2014
Collaboratori: Federica Verona
Committente: Cooperative, Solidarnosc E, Ferruccio Degradi
Questo progetto di housing sociale è stato realizzato su un’area pubblica concessa in diritto di superficie ad operatori privati dal Comune di Milano.
Le principali caratteristiche che connotano l’intervento sono:
- Alto livello di mix sociale (appartamenti in vendita, affitto convenzionato, affitto sociale per categorie protette)
- Alto livello di mix funzionale (residenza, incubatori impresa, sale condominiali, lavanderie comuni, ricovero biciclette, bike-clinic, portierato di relazione,...)
- Alto livello di sostenibilità energetica (Classe A, geotermico, fotovoltaico)
- Alta dotazione di spazi aperti;
- Alta permeabilità tra spazi pubblici, semipubblici e privati;
- Alto livello di integrazione con il quartiere;
- Basso costo degli alloggi;
- Riqualificazione e valorizzazione dell’area;
- Uso di processi partecipativi e istituzione del blog di progetto.
Il contesto in cui si inserisce l’intervento è caratterizzato dalla presenza di grandi ambiti urbani che si sono sviluppati dalla fine degli anni Sessanta prevalentemente costituiti da edilizia isolata su lotto, radicalmente differente da quella rilevabile nel limitrofo centro di antica formazione di Quarto Cagnino.
Nel progetto, il lotto è stato pensato come un’area permeabile, attraversabile, in cui convivano spazi privati e spazi pubblici dove insediare funzioni che siano di servizio tanto ai residenti, quanto ad altri utenti. Lo spazio aperto posto a nord prima destinato a piazza del mercato e a parcheggio, è stato ridefinito confermandone la sola funzione commerciale per un giorno a settimana, ma prevedendone anche un uso alternativo per le altre giornate (manifestazioni pubbliche, esposizioni all’aperto, attività in relazione agli incubatori per giovani creativi, progettati e realizzati, che si affacciano su questo spazio).
Un aspetto da sottolineare è quello della scelta di rafforzare l’integrazione tra spazi aperti, attraverso l’utilizzo pubblico della corte posta tra i tre edifici residenziali. Questo spazio è un’area privata aperta a tutti i cittadini nelle ore diurne e chiusa nelle ore serali destinata al solo utilizzo pertinenziale alla residenza.
L’intervento ha portato alla realizzazione di tre edifici (per un totale di 90 alloggi), due destinati alla vendita (edifici B e C, 46 alloggi) e uno destinato all’affitto (edificio A, 44 alloggi a canone convenzionato e sociale).
Nel loro insieme i tre edifici vanno a daterminare un “cluster” urbano, un piccolo polo attrattore, capace di rapportarsi con le grandi realtà presenti all’intorno e con un contesto estremamente rarefatto.
Si tratta di una cellula complessa, anche dal punto di vista sociale, caratterizzata dalla presenza di un’utenza differenziata che abita alloggi in proprietà, affitto convenzionato e sociale.
Il rapporto tra l’assetto planivolumetrico e la sistemazione degli spazi aperti è stato pensato, oltreché per favorire una sostenibilità sociale, anche al fine di garantire delle esposizioni ottimali ai corpi di fabbrica. Anche i tre filari di alberi che circondano esternamente l’isolato a est, sud e ovest contribuiscono al controllo climatico dei due edifici con orientamento prevalente nord-sud in quanto faranno da filtro ai raggi solari durante il periodo estivo (a piena chioma) mentre nel periodo invernale ne permetteranno il passaggio.
Il linguaggio architettonico adottato riprende alcuni caratteri della tradizione dell’alloggio popolare milanese, rielaborando il tema della differenziazione interno/esterno degli affacci, reinterpretando la modalità di ricondurre a unità la varietà, guardando ad alcuni degli interventi di edilizia sociale di inizio secolo a corte semiaperta e i ai linguaggi della sperimentazione razionale e del secondo dopoguerra milanese.
Zhao Hongbin