Benedetto Camerana_Villaggio Olimpico_Torino_2003-2005

Nel 2000, quando si decide di localizzare l’idea del Villaggio Olimpico nell’area dei Mercati ortofrutticoli all’ingrosso, appare chiaro come la scelta si regga su circostanze che si rivelano potenziali opportunità: la possibilità di disporre di un’ampia area di proprietà pubblica, la presenza di manufatti pregevoli e tutelati, dei quali non era chiaro cosa si potesse fare, la loro disponibilità immediata, la vicinanza al Lingotto e alla futura fermata della metropolitana.
Da mercato a villaggio. Il ribaltamento degli usi precedenti è inteso come una condizione univoca per salvaguardare l’unitarietà del sito, assunta come valore.

Il progetto coordinato da Benedetto Camerana, interpreta il Villaggio come un solido recinto, chiuso verso la città a ovest e aperto verso i binari della vicina ferrovia.
L’estetica industriale dei vecchi mercati di Umberto Cuzzi è salvaguardata dall’accorto intervento di recupero di Costantin , Camerana e Rosental: i manufatti sono riportati al colore tenue del cemento armato, che esalta, ammorbidendola, la luce riflessa nei grandi ambienti. I lavori di ripulitura delle arcate mostrano la leggerezza delle sette coppie di arcate paraboliche lunghe 100, larghe 9 e alte 8,5 metri.
La zona residenziale è divisa in tre settori (lotto 3, progetto Steidle; lotto 4, Camerana e Rosental, presentato al premio Medaglia d'’Oro; lotto 5, Derossi), con 750 appartamenti per 2.500 persone. Lo schema urbano di questa parte si basa su una rielaborazione collettiva del masterplan sviluppato da Steidle nel quartiere Teresienhohe a Monaco, e si caratterizza per la frammentazione degli isolati urbani in 35 unità a 5-8 piani disposte secondo un disegno a scacchiera, con libera interpretazione dei progettisti delle diverse parti di esprimere la propria interpretazione architettonica dello schema con una specificità non di poco conto: nel Villaggio Olimpico l’alloggio cambia natura, si fa casa comune per gli atleti. È stabile nell’involucro (equipaggiato da teleriscaldamento, pannelli solari, serre applicate) e completamente provvisorio all’interno: gli alloggi sono privi di cucina e spesso hanno pareti in cartongesso. Il tema è quello della reversibilità, della transitorietà, destinato a un rapido smontaggio.
L’evento sportivo ha offerto l’occasione per il rinnovamento della porzione di città occupata dagli ex mercati generali e dalle loro adiacenze, in cui in parte si sono confermati e recuperati i fabbricati esistenti,in parte si è optato per la nuova costruzione.
In entrambi i casi non si è rinunciato ad un pensiero ampio sul significato del termine “riqualificazione”, a partire dalla scala urbana per giungere a quella del dettaglio costruttivo.
All’interno dell’area, nei lotti denominati 3 e 4, il progetto del colore abbinato alle architetture è a firma dell’artista berlinese Erich Wiesner. Le undici differenti cromie prescelte non si stendono con intento meramente artistico: esse derivano dallo studio e dalla reinterpretazione delle tonalità più tipiche del paesaggio urbano torinese.

Appena oltre le tinte e lo strato d’intonaco posto quale vero ultimo involucro a protezione esterna dei nuovi edifici, le partizioni verticali di bordo si caratterizzano per la stratigrafia prettamente laterizia, caratterizzata da una doppia parete di blocchi forati, con interposta camera d’aria e pannelli isolanti in fibra di cellulosa.
 
La duttilità offerta dalla sezione verticale di parete, composta dall’accostamento di strati differenti di materiali, ha permesso di ovviare all’applicazione solita degli oscuramenti scorrevoli, tipicamente esterni al filo dell’edificio, con le proprie guide e gli elementi di tenuta. In corrispondenza delle bucature, infatti, la parete esterna si avvicina a quella interna, riducendo la generosità
della camera d’aria.
I materiali, i laterizi stessi, sono stati accuratamente selezionati privilegiando, ad esempio, impasti additivati con componenti naturali e provenienti da fornaci attente alle emissioni in atmosfera.
Nella sezione più tipica, le due pareti laterizie costituenti l’involucro degli edifici hanno spessore, dall’esterno all’interno, rispettivamente di 12 ed 8 cm, ma sono anche variamente utilizzati
blocchi di 25, 30,  38 cm.
Negli impasti argillosi da cui si ricavano i blocchi, la porizzazione avviene con inserti d’origine naturale aventi un bilancio CO2 neutrale, in luogo, ad esempio, del polistirolo. I valori d’isolamento
termico degli elementi così prodotti, perfezionati nel tempo, sono assai elevati, raggiungendo valori λ pari a 0,12 W/mk; l’alta densità dei materiali garantisce pure ottime prestazioni d’abbattimento
del disturbo acustico. Per la cottura dei laterizi, sono impiegati combustibili rinnovabili, col risultato
della sensibile riduzione delle emissioni di CO2 e dei gas serra, nonché dell’abbattimento
sostanziale dei problemi di smaltimento degli scarti, in misura stimata sino al 75% rispetto ad un ciclo di produzione di tipo tradizionale. La possibilità d’arricchire la prestazione di questi laterizi con una protezione all’elettrosmog è tale da ridurre fino al 70% il potenziale di radiazione da fonti elettromagnetiche ad alta frequenza, come ad esempio quelle emesse da ripetitori per la telefonia mobile e da elettrodotti.
La scelta dell’impostazione semplice del masterplan è volta scientemente a frammentare i fabbricati
per agevolarne la futura dismissione per parti. Del resto, la conversione post-olimpica, completata nell’arco di tre anni, conferma la volontà dei progettisti di realizzare non un intervento specialistico utile al solo evento sportivo, ma una vera e propria nuova parte di città.
Sostenibilità e sensibilità per l'ambiente guidano le scelte tecnologiche di questo progetto, orientato al risparmio energetico e alla diminuzione delle emissioni inquinanti attraverso reti di teleriscaldamento, pannelli solari, serre applicate e sistemi per il recupero delle acque piovane.
Il principale elemento di sostenibilità è rappresentato dalla localizzazione in un' area da rigenenerare e non su "prato verde".
Il progetto per le residenze degli atleti, costituente il lotto centrale dell’' articolato complesso del Villaggio Olimpico, è formato da undici blocchi, di altezza di sei/sette piani, disposti in modo quasi continuo lungo l’'asse principale via Bruno-via Pio VII, per realizzare una corretta densità sul fronte verso la città. Dentro il complesso gli edifici sono invece variamente disposti come elementi isolati, secondo un disegno a scacchiera aperta, che valorizza le vedute verso la collina attraverso i profondi tagli diagonali che si aprono tra le case. Il sistema degli spazi aperti, dei giardini e delle piccole piazze tra di essi connessi, è parte fondamentale di un'’architettura urbana molto varia che ambisce a dare ai futuri abitanti buona vivibilità e piacere di abitare.



Gli edifici prevedono tagli molto diversi di appartamenti, che permettono la flessibilità abitativa e sociale attraverso la proposta di otto tipi di appartamento variamente disposti nelle diverse architetture. Le facciate degli edifici sono caratterizzate da bow-windows, sporti continui e elementi frangisole di coronamento che le movimentano con giochi di chiaro-scuro. Le finestre sono a tutta altezza a garantire la maggiore luminosità degli ambienti e si sposano con una rivisitazione della persiana, che qui scorre su binari all’'interno di una nicchia nella muratura.

Un altro valore del progetto è quello del “benessere”, a garantire le migliori condizioni di comfort ambientale agli abitanti attraverso l'’applicazione dei principi della bioclimatica. Le case sono dotate di serre applicate con doppia funzione: in inverno, a serramenti chiusi, immagazzinare calore e in estate, con gli infissi aperti e schermati da frangisole, aumentare il ricambio d'’aria, la ventilazione e il raffrescamento degli ambienti. Ogni appartamento è dotato di un sistema di recupero dell’'aria calda attraverso pompe di calore e di pannelli solari (3 mq/appartamento), che insieme ai recuperatori soddisfano le esigenze di acqua calda sanitaria del complesso. Il riscaldamento è affidato a pannelli radianti a pavimento a bassa temperatura connessi con le rete del teleriscaldamento. Tra gli altri interventi si sottolinea il recupero dell’'acqua piovana per l'’irrigazione delle aree verdi.